Sicurezza e salute sul lavoro nel settore rifiuti
Il problema dei rifiuti in Italia ha suscitato l’attenzione dell’intera comunità Europea, non solo per la difficile gestione tecnica ed organizzativa dello smaltimento, ma anche per le numerose e soprattutto nefasta conseguenze riscontrate a livello ambientale e, soprattutto, per la salute delle persone.
Tralasciando l’aspetto relativo alle Ecomafie (un classico esempio è la Terra dei Fuochi, il triangolo della morte Acerra – Nola – Marigliano) dove la probabilità di incidenti rilevanti è altissima a causa del disastro ambientale che si è propagato nel corso del tempo, la questione dello smaltimento della spazzatura in Italia è molto complessa.
Dal Rapporto Rifiuti urbani 2015 effettuato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) emerge che in Italia la maggior parte dei rifiuti finisce in discarica con percentuali di pretrattamento dei rifiuti che vi finiscono variabili in modo significativo tra Nord (61%), Centro (82%) Sud (68%).
Il problema è che le regioni agiscono in autonomia, ciascuna con iniziative diverse, con l’aiuto di consulenti e operativi di agenzie e aziende di waste-management. In sostanza, si evidenzia uno stato tutt’altro che omogeneo, soprattutto se confrontato con quello che accade in altri Paesi europei dove la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti diventa un business proficuo.
Da un punto di vista della sicurezza sul lavoro, come comportarsi con i rifiuti e quali rischi incorrono gli operatori in questo settore? Come per qualsiasi valutazione dei rischi ben strutturata, è fondamentale riconoscere il campo di applicazione degli operatori: dove essi sono configurati.
Raccolta, trattamento, gestione sono i maggiori processi che coinvolgono le attività lavorative con i rifiuti (a prescindere che essi siano speciali e non, pericolosi e non). In definitiva, è possibile considerare con un semplice approccio intellettuale che i rischi a cui sono sottoposti i lavoratori nel campo dei rifiuti sono i seguenti:
- Rischio Biologico.
Primo fra tutti, è impensabile non considerare questo rischio come quello principale nella gestione, trattamento e manipolazione dei rifiuti. In essi si ritrovano elevate concentrazioni di cariche batteriche e fungine, che si sviluppano spontaneamente ove vi sia presenza di materiale organico in degradazione; la proliferazione batterica e le contaminazioni fungine, sono significativamente più elevate in estate, perché favorite dalle temperature elevate e negli ambienti umidi o poco areati. I rifiuti, essendo prodotti di scarto, possono generare danno biologico per contatto, ad esempio tramite ferite, per inalazione, spesso, infatti, la presenza in un unico luogo di rifiuti di diverso genere, in particolare in estate, possono generare esalazioni tossiche a causa di reazioni chimiche che si generano tra i rifiuti. Maggiori rischi sono presenti laddove non si esegue una corretta differenziazione dei rifiuti, in questo caso, infatti, è possibile subire inalazioni di agenti patogeni che potrebbero derivare da farmaci o batterie non smaltite seguendo le regolari procedure. Un altro rischio è legato alle esalazioni dovute alla presenza di batteri e funghi la cui formazione è favorita dalle temperature elevate: le reazioni chimiche, o meglio biochimiche, che governano questi processi sono reazioni di biodegradazione che aumentano la cinetica grazie al parametro termico.
- Rischio Chimico.
A parte le proprietà tossicologiche del materiale di partenza, negli impianti di trattamento rifiuti si bada in particolare allo stato fisico del prodotto (solido pulverulento, liquidi, aeriformi) perciò, come nel caso del rischio biologico, fondamentale è utilizzare sempre i dispositivi di protezione individuale forniti.
- Rischio Meccanico
Tagli, punture, abrasioni, sono da considerarsi parte integrante dei rischi di natura meccanica a cui gli operatori vanno incontro sia durante la raccolta che durante il trattamento in impianti dedicati.
- Rischio movimentazione manuale dei carichi
Posture incongrue e sfavorevoli a causa della movimentazione di carichi pesanti durante la raccolta dei rifiuti (ad es. urbani) sono la causa più comune di patologie del tratto dorso-lombare della colonna vertebrale e dei muscoli annessi (mal di schiena, ernia del disco, artrosi), ma sono rilevate anche patologie a carico delle articolazioni delle braccia o delle gambe. Per analizzare in dettaglio gli infortuni avvenuti nelle attività di raccolta e movimentazione dei rifiuti, sono stati considerati i casi denunciati da alcune delle aziende associate a Federambiente che sono impegnate esclusivamente in attività di movimentazione. Ad esempio:
- Fattori legati alle caratteristiche del carico che può essere troppo pesante o difficile da afferrare o instabile e disomogeneo o di contenuto tale da richiedere che la movimentazione avvenga in maniera non ottimale.
- Fattori legati alla necessità di torsioni del busto o di movimenti a strappo, come nel caso del “lancio” del sacco nel mezzo di raccolta (nel caso di nettezza urbana).
- Azioni ripetute di trascinamento e spinta nella movimentazione dei cassonetti nel caso di caricamento posteriore (nel caso di nettezza urbana).
- Torsioni del tronco associate a lunghi tempi di adibizione nell’utilizzo di strumenti a spalla.